Oggi, 26 Aprile, è la Giornata della Visibilità Lesbica e se la cerchi su Google per le prime 4 pagine (mi sono fermata quando ho capito non avrei trovato nulla di più) troverai solo rimandi ad articoli degli anni passati. Oggi è la Giornata della Visibilità Lesbica e quasi nessuno ne parla: si può essere più invisibili di così?
DA DOVE NASCE L'INVISIBILITA' LESBICA?
Già dall'antichità, l'omosessualità femminile è sempre stata ignorata, non considerata in quanto inesistente, resa invisibile. Se in Grecia, grazie a Saffo, possediamo quantomeno una e una sola testimonianza femminile sull’amore fra donne, a Roma tutto quel che sappiamo dell’argomento è filtrato attraverso la parola degli uomini. L’omosessualità femminile era valutata in modo molto diverso da quella maschile, essendo ritenuta un costume vergognoso, indice di depravazione e imperdonabile lussuria. Nell’immaginazione dei romani l’omosessualità femminile era il tentativo di una donna di sostituirsi a un uomo e, di un’altra donna, di ricavare dal rapporto omosessuale il piacere che solo gli uomini potevano dispensare. La regola di natura aveva concesso solo ai maschi la capacità di dominare sessualmente non solo le donne, ma anche gli altri uomini (quelli inferiori, come gli schiavi; quelli odiati, come i nemici; quelli disprezzati, come gli omosessuali passivi). Le donne che avevano rapporti con altre donne, quindi, mettevano in discussione la regola secondo la quale solo gli uomini potevano comandare e dominare il mondo (Cantarella, 2016).
Da allora fino ad oggi, mentre gli uomini gay sono stati alle prese con il combattere la discriminazione e l'odio, le donne lesbiche hanno dovuto fare i conti con il fatto di non essere nemmeno viste. I motivi che sottendono ciò sono molteplici, quello che mi limiterò ad osservare in questa sede è che la radice comune a tali motivi possa essere individuata nella cultura patriarcale dalla quale proveniamo: il ruolo della donna è sempre stato quello di essere moglie e madre, essa poteva esistere solo in funzione di ciò. Di conseguenza, una donna che amava un'altra donna non poteva esistere.
Anche se oggi fortunatamente le cose sono in parte diverse e le donne lesbiche sono certamente più viste che in passato, siamo ancora ben lontani dalla legittimazione che dovrebbe, ormai, essere stata ampiamente raggiunta. A partire dalla stessa parola lesbica di per sé, che molte persone fanno ancora fatica a pronunciare, perché accostata ad un insulto, associata ad un immaginario pornografico, considerata cacofonica e, ancora, da molti evitata perché intesa come ricettacolo della visione della donna lesbica come di un maschio mancato.
CHE C'ENTRA TUTTO QUESTO CON IL BENESSERE PSICOLOGICO?
Il benessere psicologico e il mondo sociale e culturale sono intrinsecamente legati e collegati. Se vivo in un contesto accogliente, supportivo e non giudicante ho maggiori possibilità di sviluppare pienamente le mie potenzialità rispetto al fatto di vivere in un contesto che mina costantemente la mia tranquillità fisica ed emotiva.
Nello specifico, per poter essere una donna lesbica felice di esserlo, è necessario che anche il contesto in cui viviamo sia supportivo rispetto a ciò. Un contesto sociale che ignora tale possibilità, che la denigri o ne riduca la complessità, rende più difficile l'autoaffermazione di sé nel momento in cui ci si rende conto di provare sentimenti e/o attrazione verso un'altra donna. A questo si accompagni il senso di vergogna che la persona può provare, il sentimento di essere sbagliata, non prevista dal contesto in cui vive. Purtroppo ancora troppo spesso l’essere di una persona lesbica assume, a priori, una connotazione negativa: non si tratta di qualcosa che ha commesso, o pensato o immaginato, bensì riguarda parte del proprio sé nucleare.
Essere visibili, riconosciute e accettate significa essere libere, permette di destrutturare stereotipi e pregiudizi su quello che dovrebbe essere il proprio ruolo nel mondo per dare spazio alla costruzione della propria felicità e di quello che è il ruolo che ognuno di noi vuole e merita di avere nel mondo.
Bibliografia di riferimento:
Cantarella E. (2016), Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico, Feltrinelli, Milano.
Rigliano P., Ciliberto J., Ferrari F. (2012), Curare i gay? Oltre l'ideologia riparativa dell'omosessualità, Raffaello Cortina, Milano.
Graglia M. (2009), Psicoterapia e omosessualità, Carocci, Roma
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